Caratteristiche della lingua cinese
Sin dal 1913 la lingua ufficiale cinese è il Mandarino (Putonghua), esistono tuttavia molti dialetti regionali, di grande diffusione tra la popolazione. In totale sono otto le lingue parlate in Cina: il Mandarino, la lingua Wu (incluso il dialetto in uso a Shangai, lo Shanghainese), la lingua Xiang, il Gan, la lingua Hakka (una delle più antiche di tutta la Cina), il Cantonese (detto anche lingua Yue) di grande diffusione al meridione (lingua ufficiale di Hong Kong e Macao), infine la lingua Min Nan, in uso nella zona meridionale di Fujian e presso Taiwan. In ordine di diffusione il mandarino è parlato da circa 850 milioni di persone, la lingua Wu da circa 90 milioni e il cantonese da circa 80 milioni.
Tutte le varietà di cinese presentano comuni caratteristiche tonali e analitiche: con il termine "tono" si indica una specifica inflessione della voce che dà alla sillaba significato lessicale e grammaticale. Così diverse inflessioni per una stessa sillaba possono produrre una varietà di significati diversi. Il numero dei toni esistenti nei vari dialetti può variare dai tre, di cui sono provvisti alcuni dialetti settentrionali, ai quattro del Mandarino (la lingua del distretto di Pechino), fino ai nove del Cantonese. Col termine "analitico" invece si fa riferimento al fatto che in Cinese le parole si fondano su singoli morfemi, ovvero le unità più piccole di una lingua. Ciò non significa che il Cinese sia una lingua monosillabica: seppur ciò corrisponda a verità per la maggior parte dei morfemi (che sono effettivamente monosillabici), nella costruzione delle parole esiste comunque la tendenza a formare composti multi-sillabici, soprattutto per quanto concerne sostantivi, verbi e aggettivi.
Il numero dei suoni varia da dialetto a dialetto, sicuramente si è notevolmente ridotto col passare del tempo, soprattutto per quanto riguarda il Mandarino, dove esistono soltanto 400 suoni mono-sillabici, ma oltre 10,000 caratteri. Tale disuguaglianza comporta la presenza di un altissimo numero di suoni omofoni che vengono distinti principalmente grazie al tono. A volte però ciò può non essere sufficiente perchè vi sono comunque molti suoni omofoni con uno stesso tono e allora bisogna ricorrere al contesto della frase e alla posizione grammaticale, per capire esattamente di cosa si stia parlando. Gli stessi composti multi-sillabici a cui sì è accennato nacquero proprio come bisogno di maggiore differenziazione tra suoni ormai troppo simili fra loro.
La relazione tra le lingue parlate e la lingua scritta è molto complessa: le variazioni della lingua parlata infatti si sono evolute in modo non uniforme, mentre la lingua scritta non è cambiata poi molto. L’ortografia cinese è organizzata in ideogrammi (hanzi) che sono dei morfemi indipendenti dal loro suono fonetico e che vengono scritti all’interno di rettangoli immaginari, predisposti in colonne verticali, seguono un ordine di lettura che va dall’alto in basso e da destra a sinistra (in epoca moderna si è adottata anche la scrittura orizzontale che va da sinistra a destra).
Tutte le varietà di cinese presentano comuni caratteristiche tonali e analitiche: con il termine "tono" si indica una specifica inflessione della voce che dà alla sillaba significato lessicale e grammaticale. Così diverse inflessioni per una stessa sillaba possono produrre una varietà di significati diversi. Il numero dei toni esistenti nei vari dialetti può variare dai tre, di cui sono provvisti alcuni dialetti settentrionali, ai quattro del Mandarino (la lingua del distretto di Pechino), fino ai nove del Cantonese. Col termine "analitico" invece si fa riferimento al fatto che in Cinese le parole si fondano su singoli morfemi, ovvero le unità più piccole di una lingua. Ciò non significa che il Cinese sia una lingua monosillabica: seppur ciò corrisponda a verità per la maggior parte dei morfemi (che sono effettivamente monosillabici), nella costruzione delle parole esiste comunque la tendenza a formare composti multi-sillabici, soprattutto per quanto concerne sostantivi, verbi e aggettivi.
Il numero dei suoni varia da dialetto a dialetto, sicuramente si è notevolmente ridotto col passare del tempo, soprattutto per quanto riguarda il Mandarino, dove esistono soltanto 400 suoni mono-sillabici, ma oltre 10,000 caratteri. Tale disuguaglianza comporta la presenza di un altissimo numero di suoni omofoni che vengono distinti principalmente grazie al tono. A volte però ciò può non essere sufficiente perchè vi sono comunque molti suoni omofoni con uno stesso tono e allora bisogna ricorrere al contesto della frase e alla posizione grammaticale, per capire esattamente di cosa si stia parlando. Gli stessi composti multi-sillabici a cui sì è accennato nacquero proprio come bisogno di maggiore differenziazione tra suoni ormai troppo simili fra loro.
La relazione tra le lingue parlate e la lingua scritta è molto complessa: le variazioni della lingua parlata infatti si sono evolute in modo non uniforme, mentre la lingua scritta non è cambiata poi molto. L’ortografia cinese è organizzata in ideogrammi (hanzi) che sono dei morfemi indipendenti dal loro suono fonetico e che vengono scritti all’interno di rettangoli immaginari, predisposti in colonne verticali, seguono un ordine di lettura che va dall’alto in basso e da destra a sinistra (in epoca moderna si è adottata anche la scrittura orizzontale che va da sinistra a destra).
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