Le donne cinesi

Donne cinesi

Dinamiche, intraprendenti e spigliate: questa è l'immagine delle giovani donne cinesi, che in città rappresentano circa il 40% della forza lavoro. Le si vede camminare in centro, vestite alla moda, padrone della propria vita e del proprio lavoro. Serie e determinate di giorno, spigliate e libertine di notte, nei locali più in delle grandi città. In questo modo, le donne cinesi hanno saputo rivendicare, almeno in parte, la loro storia, fatta di secoli di soprusi e violenze.


Fino al 1911, anno della caduta dell'impero, le donne erano relegate nelle loro case, schiave della vita domestica. In quanto donne, erano considerate esseri inferiori, non degne di un'istruzione adeguata. Esse dovevano rispettare i 3 Doveri d'ubbidienza e le 4 Virtù ( sancong side), valori imprescindibili per una brava donna cinese. L'obbedienza era dovuta al padre, ai fratelli ed al marito o ai figli, qualora la donna fosse stata vedova. Parlando di quattro virtù, ci si riferisce, invece, ad antichi precetti confuciani, con i quali gli uomini tendevano a “legalizzare” la posizione subalterna e sottomessa della donna. Conoscere e rispettare il proprio posto nel mondo, curare il proprio aspetto, in modo tale da risultare piacevoli agli occhi del marito, parlare poco, dedicarsi costantemente alle faccende domestiche: queste erano le quattro virtù, che facevano di una fanciulla una moglie ideale. Oltre alla limitazione sul piano sociale e psicologico, c'è da considerare un gravissimo impedimento fisico, che durante tutta l'età imperiale, riguardò le donne di ogni ceto sociale: i piedi fasciati (guojiao), i cosi detti Gigli d'oro. La fasciatura consisteva in una pratica tradizionale atroce. Il rituale della fasciatura dei piedi ebbe origine all'interno della classe più agiata. I benestanti potevano permettersi di avere una moglie incapace di muoversi autonomamente, relegata fra le mura domestiche e con dei “bellissimi” e piccolissimi piedi deformati. Ma pian piano, il fenomeno si estese ad ogni strato della popolazione. Fin da piccoli, i piedi delle bambine venivano fasciati in modo sempre più stretto, in maniera tale che le ossa, durante la crescita, si spezzassero, provocando alle giovani dolori lancinanti. In questo modo i piedi venivano completamente deformati e le ragazze perdevano la loro autonomia negli spostamenti, ma di contro rientravano a tutti gli effetti negli antichi canoni di bellezza cinesi. Ancora oggi è possibile trovare ed acquistare per pochi yuan le minuscole scarpe, che racchiudevano i piedi menomati.
Questa sorta di tortura ebbe fine con l'avvento del comunismo, quando non ci si poteva più permettere di perdere forza lavoro. Le donne servivano, nella stessa misura degli uomini, alla costruzione del grande socialismo cinese. Durante gli anni del comunismo, si assiste per la prima volta, ad un innalzamento delle condizioni di vita del genere femminile, almeno nelle città. In quest'era di enormi cambiamenti, le donne divengono parte integrante del progetto di costruzione della Nuova Cina. L'intento di Mao era quello di stabilire pari diritti e doveri fra i sessi. La parità dei sessi, che ancora oggi è molto lontana dall'essere pienamente realizzata, rispondeva, in realtà, ad un'esigenza di ordine prettamente economico: incrementare la manodopera per innalzare i livelli di produzione. La presunta parità dei sessi, in era maoista, comportò un totale appiattimento delle differenze di genere e, se possibile, uno spostamento delle caratteristiche femminili verso il genere maschile. Le donne persero di colpo tutta la loro femminilità: parlare di matrimonio, figli o “altre questioni sentimentali” divenne ben presto un taboo, che ricordava in maniera troppo diretta le idee borghesi. La dittatura del proletariato non prevedeva differenze di genere ne' comportamentali ne' fisiche: stessa verde divisa per tutti, stesso taglio di capelli, niente trucco. Alcuni gruppi di ragazze radicali, per dimostrare di aver imparato a fondo la lezione maoista, si rasarono i capelli, eliminando perfino l'ultima traccia di femminilità. Questo accadde durante il periodo delle Guardie Rosse (1966-1970), era in cui la gioventù si infiammò al richiamo del proprio leader, Mao. Con il movimento delle Guardie Rosse la repressione della femminilità arriva al suo culmine e le donne acquisiscono a tutti gli effetti una “configurazione maschile”.


Oggi la situazione delle donne cinesi in città è cambiata molto, rispetto anche solo a trent'anni fa. Ma un discorso diverso va fatto per le campagne, dove il genere femminile è ancora oggetto di forti discriminazioni. Le donne, fin dalla nascita, vengono maltrattate perché considerate soltanto una bocca in più da sfamare. Il loro livello sociale è molto basso e, sebbene si occupino di tutte le faccende domestiche, vengono denigrate ed escluse dal mondo maschile. L'unica attività ricreativa a cui possono dedicarsi è la creazione di circoli culturali, che però venie vista di cattivo occhio dalla comunità. Quando la pressione sociale inizia a farsi più pesante, il diversivo delle donne cinesi nelle campagne è il gioco d'azzardo, che diventa pericoloso a tal punto da rischiare l'esclusione definitiva dalla famiglia e dalla comunità. Per tutti questi motivi, molte delle donne, che non scelgono di trasferirsi in città a fare lavori umili, rischiosi e malpagati, tentano il suicidio.


La Cina è l'unico paese al mondo in cui il numero dei suicidi delle donne supera quello degli uomini. Le ragioni sono molteplici, fra le prime in classifica vanno annoverate, appunto, le condizioni di vita insoddisfacenti ed i maltrattamenti, che nelle campagne sono all'ordine del giorno per le donne.
Molto spesso l'unico scopo della vita di una donna è quello di mettere al mondo figli, organizzarne il matrimonio e diventare nonne. Ad un certo punto della vita, il suicidio inizia a diventare un'alternativa ponderabile. Le contadine cinesi si uccidono ancora con il metodo usato secoli fa: i pesticidi ed i veleni. Molto spesso, le sostanze, che riescono a procurarsi in campagna, non sono abbastanza letali. Le povere donne, colte da un gesto di disperazione, ingoiano il veleno, che spesso non provoca loro altro che una forte intossicazione, il più delle volte curata in casa, perché le famiglie contadine non possono permettersi le spese mediche ospedaliere.
Altra piaga che affligge il genere femminile è la politica del figlio unico. Entrata in vigore negli anni Novanta, la legge vieta alle famiglie, che risiedono in città di avere più di un figlio. Nel caso in cui la prole superi la quantità di uno, si incorre nel pagamento di una salata multa. L'ammenda può ammontare fino a 1,5 milioni di yuan, che per la stragrande maggioranza dei cinesi corrisponde da quattro ad otto volte al reddito medio annuale. L'attuazione di tale politica ha portato ad una serie di disastrose conseguenze. Prima fra tutte una sfilza di aborti incontrollati ed illegali, per evitare la nascita di bambine indesiderate. Questo fenomeno ha portato, come risultato immediato, un surplus di uomini, che rimarranno senza una consorte. In alcune zone della Cina, la proporzione tra donne e uomini sfiora i 130 maschi su 100 femmine.
Questa è l'attuale situazione demografica con le sue difficoltà e contraddizioni. Capita spesso che i Cinesi, incuriositi dalle famiglie numerose dell'Europa, facciano domande su eventuali fratelli e sorelle. Ma lentamente anche questa fase sta per essere superata, perché una discreta fetta della popolazione cinese ha una situazione economica, che le permette di poter pagare le multe per i figli non previsti dalla legge. Il miglioramento delle condizioni di vita e l'innalzamento del livello generale di ricchezza hanno influito positivamente anche sulla situazione del genere femminile, che sta gradualmente conquistando una posizione di rilievo all'interno della maschilista società cinese.
Sicuramente, negli anni a venire, i meccanismi del complicatissimo apparato cinese, fatto di delicati equilibri, cambieranno ancora e magari propenderanno di più verso la parte femminile, che in tanti e tanti secoli di storia è sempre stata bistrattata, costretta a portare sulle proprie spalle gli errori e gli orrori del genere maschile.

 

Articolo di Flavia Negozio per Cina.ws

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